Oggetti dall’apparenza semplice, i giraviti, ma che hanno dietro un lungo lavoro di studio e ricerca per offrire precisione e durata, comfort e sicurezza di lavoro, alta resistenza alla torsione, ergonomia e facilità d’uso. Il tutto accompagnato da un design che assicura notevole ergonomia sia in fase di avvitamento che di serraggio.
Nel settore degli utensili manuali, i giraviti rappresentano una grossa fetta di mercato. Si tratta di un prodotto di grande interesse, sia per gli utilizzatori professionali sia per i privati che si dilettano in lavori di bricolage o amano eseguire con le proprie mani le piccole riparazioni domestiche. Oltre al fai da te, questo prodotto è destinato a meccanici, idraulici, elettricisti e a una moltitudine di professionisti talmente vasta che sarebbe veramente troppo lungo farne qui un elenco.
Si tratta di un utensile che basta a se stesso, ma che in alcuni casi può essere accompagnato da un magnetizzatore/smagnetizzatore, per lavorare in spazi difficili da raggiungere. Poi esistono anche cacciaviti portainserti adatti per montare inserti per avvitatori, e che possono lavorare con più viti.
Ai profani può sembrare un oggetto semplice e di basso livello tecnologico, invece si tratta di un utensile studiato nei minimi particolari, soprattutto in termini di precisione e durata, comfort e sicurezza di lavoro, alta resistenza alla torsione, ergonomia e facilità d’uso.
Per ottenere tutte queste caratteristiche, la maggior parte delle aziende ha effettuato ricerche e studi approfonditi, che hanno determinato scelte tecnico/produttive all’avanguardia. Importantissimi sono i materiali, sia per le impugnature sia per le lame. L’acciaio selezionato, per esempio, è lavorato e trattato termicamente per conferire alle lame caratteristiche torsionali elevate; mentre i tecnopolimeri, quasi sempre accompagnati da una sofisticata tecnologia di stampaggio, sono destinati a realizzare impugnature che permettono una considerevole trasmissione agli sforzi anche in condizioni di lavoro estreme.
Materiali selezionati
La precisione e la durata delle punte sono quasi sempre ottenute usando acciaio di elevata durezza, e sono accuratamente rifinite per renderle resistenti all’usura. Per evitare alterazioni dimensionali, poi, tali punte sono prive di cromatura ma opportunamente protette dall’ossidazione con trattamenti particolari tipo quello di fosfatazione. In molti casi l’impugnatura ha un’anima di nylon iniettata sulla lama, per un ancoraggio ancora più sicuro; mentre il rivestimento esterno è di poliuretano, che la rende più morbida al contatto e quindi molto più confortevole negli utilizzi di lunga durata. L’acciaio è caratterizzato da un elevato limite di snervamento, per conferire elevata resistenza alla torsione, stabilito dopo severe coppie di collaudo in base alle norme ISO. Nel caso di utilizzi impropri, inoltre, gli adeguati trattamenti termici assicurano un cedimento graduale, impedendo le rotture improvvise. Essendo antisdrucciolevole, il rivestimento di poliuretano favorisce la perfetta aderenza alla mano anche in presenza di oli e grassi. Questo materiale possiede inoltre un’alta resistenza all’usura e all’abrasione, resiste bene a urti e basse temperature ed è insensibile alla maggior parte dei solventi, assicurando lunga durata anche in usi intensivi.
Per ottimizzare al massimo il grip con la vite e ridurre i rischi di espulsione nella fase di torsione, le punte possono avere superfici ruvide, possono essere magnetiche e brunite, triangolari e zigrinate. Come conferma Sergio Pirola, che gestisce i servizi di marketing di Bahco Italia, “le lame sono realizzate in leghe particolari d’acciaio, per resistere ai carichi di torsione. Le forme riproducono ovviamente i diversi tipi di taglio delle viti esistenti in commercio, e possono essere di diverse lunghezze, in funzione dello spazio in cui si lavora”.
Le impugnature possono essere realizzate anche in materiali bicomponenti, oltre che in tecnopolimeri. Il mercato offre quindi impugnature di elastomero rinforzato, con anima in ABS stampata tramite processo di raffreddamento lento, con rivestimento in resina sintetica stampata sull’anima per formare un blocco unico. Oltre che dal tipo di materiale, però, l’ergonomia delle impugnature è garantita anche dalla forma. Vi sono giraviti con una particolare sezione triangolare, che garantisce un ottimale avvitamento. In questi casi la ripresa della manovra avviene con una successione di 120°, in base alla massima rotazione ottenibile dalla mano. Poi vi sono modelli con profili radiali, studiati per garantire una presa salda anche con le mani bagnate, e forme coniche per l’appoggio di rotazione dell’indice nelle fasi iniziali.
Come conferma ancora Pirola, “l’impugnatura deve garantire una presa comoda, sicura anche in presenza di olio e grasso. Non deve avere spigoli o altro che possa provocare dolore alla mano nella fase di torsione. Deve garantire la piena funzionalità dell’utensile in ogni occasione di impiego (lavoro con la punta delle dita o con due mani, per esempio). Una buona impugnatura deve permettere anche il facile riconoscimento della vite attraverso una marcatura o altro metodo permanente. Tutti dettagli indispensabili per poter definire ergonomica una punta”. -