Le misurazioni sono un insieme di regole con cui si possono attribuire dei numeri alle caratteristiche di un preciso fenomeno. Queste caratteristiche che possono essere sottoposte a misurazione sono dette variabili.
In pratica, una variabile è il dato che, variando il livello, indica la condizione del fenomeno. Le variabili sono di due tipi, quantitative e qualitative: la loro definizione è data dai valori che la caratteristica stessa può assumere. La natura di una variabile è fondamentale perché questa ci dice quale è lo strumento di misurazione più idoneo e di conseguenza la scala di misurazione da utilizzare.
Stanley Smith Stevens, negli anni ’40, classificò le categorie delle scale di misurazione definendone le seguenti quattro: scala nominale, ordinale, a intervalli equivalenti e a rapporti equivalenti. Per le grandezze fisiche, adesso si usano delle precise unità di misura che sono: per l’intensità della corrente elettrica l’ampere, per l’intensità luminosa la candela, per la lunghezza il metro, per la massa il chilogrammo, per la quantità di sostanza la mole, per la temperatura termodinamica il kelvin e per l’intervallo di tempo il secondo. Queste vengono dette unità fondamentali e sono diverse dalle unità derivate che sono una moltiplicazione o una divisione di grandezze fisiche di base (stiamo parlando del pascal, dello joule, del volt, etc…).
Dunque, per ogni strumento di misura noi avremo delle scale di riferimento diverse che comunque, negli elettroutensili e negli strumenti di misurazione di oggi, sono sempre molto facili da leggere e decisamente molto precise.