La resina è un prodotto organico di origine sintetica o naturale ed è composta tendenzialmente da polimeri. La distinzione principale tra le resine chimiche sono in resine termoindurenti (che subiscono una modificazione chimica durante il processo di polimerizzazione) e resine termoplastiche (che invece mantengono le loro caratteristiche chimiche). La resina sintetica non si trova in commercio già pronta ma in confezioni dove c’è la resina di base e l’induritore.
Dal momento che le resine in commercio sono numerose e tutte hanno delle caratteristiche ben precise, prima dell’acquisto vi consigliamo di chiedere informazioni al vostro ferramenta di fiducia.
Un secondo consiglio che vi invitiamo a seguire è quello di leggere con estrema cura le istruzioni d’uso soprattutto per quanto riguarda le proporzioni di miscelazione. Troppa resina porta ad un fallimento della catalizzazione. Troppo indurente provoca un surriscaldamento (queste sono infatti resine termoindurenti) che sicuramente toglie resistenza al materiale finale.
Quando la resina catalizza passa attraverso tre stadi: il primo è lo stadio liquido. Per questa fase bisogna parlare di ‘vita utile’ che è praticamente il lasso di tempo nel quale la resina può essere lavorata e applicata. Le operazioni di montaggio e serraggio devono avvenire in questa fase per avere un legame efficace.
Dopo lo stadio liquido abbiamo la fase di catalizzazione iniziale che mostra il materiale sotto forma di gel. Questa viene anche chiamata la fase verde e si riconosce bene perché il materiale diventa proprio come un gel. In questa parte del processo la resina non può subire lavorazioni. Se comunque con una pressione dell’unghia rimane un solco, vuol dire che la resina è troppo molle per la carteggiatura a secco.
La terza e ultima fase è la fase di catalizzazione finale che porta la resina allo stato solido. Questo avviene perché la catalizzazione è in fase di completamento. A questo punto si può agire sulla resina: si può attuare la carteggiatura, rimuovere i morsetti e, se si prova a lasciare un segno con l’unghia, la superficie non verrà scalfitta.
La miscela terminerà comunque la catalizzazione dopo diversi giorni. Per chi non è avvezzo all’uso delle resine epossidiche consigliamo di fare prima una prova con un piccolo quantitativo anche per vedere dal vero le tre fasi di catalizzazione e soprattutto capire la lunghezza del periodo di vita utile e cioè il tempo a disposizione per la lavorazione.
Diventati esperti, si potrà poi fare uso dei così detti addensanti che danno alla resina la consistenza desiderata. Bisogna però saperli usare per evitare brutte conseguenze. Tenete con voi, durante tutta la lavorazione, solvente nitro o simili e alcuni stracci: anche agli artigiani più esperti possono accadere piccoli incidenti.